Una spaccatura netta tra paese reale e paese legale che apre varchi e nuove possibilità fino a ieri impensabili. Come abbiamo potuto vedere in questi giorni da alcuni sondaggi tre cittadini su quattro non vogliono né aumenti di spese militari né invio di armamenti a Kiev. Non lo vogliono non certo per ignavia o collusione col “nemico” come piace dire ai professionisti della disinformazione. Semplicemente ritengono l’escalation militare controproducente, suscettibile di portarci dritti e filati alla catastrofe, al suicidio anziché favorire la costruzione della pace. Dunque il bombardamento mediatico, martellante di queste settimane non ha sortito l’effetto voluto, non ha interdetto il senso della realtà in milioni di persone, in specie tra i settori popolari.
Una spaccatura tra paese reale e paese legale che non riguarda solo l’orrore della guerra, le cifre impressionanti del riarmo come uno dei migliori affari del momento ma il tema delle priorità sociali e politiche da perseguire. Per la stragrande maggioranza delle persone l’esigenza della pace va di pari passo alla richiesta di tutela di alcuni diritti fondamentali di dignità sociale, di sussistenza (i diritti al lavoro, al reddito, alla casa, alla salute, ecc.). Risposte che mancano da parte di una classe dirigente dedita all’appropriazione di denaro e di potere, di una classe che ha perso per intero ogni funzione sociale ed etica – ripugnante sentire parlare di “investimenti militari” come fa Draghi & Company – che lavora non alla rimozione ma alla promozione delle disuguaglianze. Risultato: una minuscola minoranza di ricchi in cima alla piramide sociale sta sempre più prendendo le distanze da una massa crescente di disoccupati, poveri, precari, persone in difficoltà. Per riprendere l’uscita di qualche anno fa di Warren Buffet, investitore finanziario, terza persona più ricca del mondo, “c’è una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe ricca che sta facendo la guerra e stiamo vincendo”. Cinismo allo stato puro di un sistema che in ogni caso, dopo anni di pensiero unico, nella nuova fase di crisi della globalizzazione capitalistica, è colpito da una devastante crisi di credibilità.
Ora come tradurre questa spaccatura di consenso e di condizione sociale in cambiamento? Penso che il problema, tutto quanto da affrontare sul piano pratico e politico, sia quello di mettere in campo una forza di opposizione all’altezza della sfida del momento, in grado di sostenere e organizzare le ragioni di contrarietà alla cultura dominante della guerra e dello sfruttamento. Una forza in grado di trasformare il senso di rabbia, disagio, dissenso di gran parte dell’opinione pubblica riguardo le politiche governative in partecipazione, protagonismo, lotta politica, in conflitto sociale a cominciare dalla costruzione dei comitati contro la guerra e il carovita. E’ evidente che questa forza non può essere costituita solo ed esclusivamente da un piccolo partito come il nostro ma dall’aggregazione di più energie sociali e politiche oggi disperse in tanti rivoli. E’ importante lavorare a questa aggregazione unitamente al salto di qualità del nostro partito quale strumento indispensabile di giuntura e di battaglia politica. La campagna di tesseramento 2022 a Rifondazione Comunista rappresenta un tassello importante – ovviamente non l’unico – di questo lavoro di riaggregazione. Una campagna dedicata quest’anno alla splendida figura di Lidia Menapace, nostra compagna “partigiana, femminista, pacifista, ecologista, comunista” che ha lottato instancabilmente e gioiosamente per bandire la guerra, sotto ogni forma, dal mondo. Tocca a noi raccogliere il testimone di questo impegno esemplare di tutta una vita per un futuro migliore.
Ezio Locatelli – Segreteria nazionale
La tessera alle/ai Giovani Comuniste/i
La tessera alle/ai Giovani Comuniste/i è la tessera ad una organizzazione di giovani consapevoli di come l’attuale sistema politico ed economico si stia rivelando un incubo, di fronte ad una scuola senza fondi, con aule che cadono a pezzi, ad una università che mette i tornelli alle proprie porte ai giovani e si dedica sempre di più ad essere uno strumento delle imprese invece che della cultura, ad un mondo del lavoro fatto di salari miseri e orari improponibili, i giovani si trovano di fronte ad una unica alternativa: adattarsi o lottare.
Dalla partecipazione ai principali movimenti ambientalisti e per la difesa dei diritti degli studenti e delle studentesse alla lotta a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori colpiti dalla crisi le/i GC sono in grado di rapportarsi con qualsiasi movimento senza mettere bandiere ma dando il contributo alla lotta e facendosi portavoce nelle piazze dei disagi che i giovani soffrono, al fianco degli ultimi, con la prospettiva che le classi dominanti chiederanno ancora più sacrifici a fronte della guerra in corso e che tali sacrifici colpiranno principalmente le classi più povere ed il futuro dei giovani.
Tagliare le spese militari, uscire dalla NATO, investire nell’istruzione, ripristinare tutte le garanzie e le tutele per lavoratori e lavoratrici, difendere l’ambiente da cementificazione e speculazione, garantire eguali diritti a prescindere da chi si ama, queste sono le battaglie che portiamo avanti da più di 25 anni e che intendiamo continuare a portare avanti.
Riccardo Gandini – Coordinamento nazionale GC